Il complesso, che si presenta come una corte chiusa, si trova in un contesto ancora agrario in località Ferrazze a est di Verona, lungo la strada che attraversa la piana tra i sobborghi di San Michele Extra e Montorio.
Tradizione vuole che il nome risalga a una non meglio identificata Mater Anna, badessa del monastero benedettino di San Michele di Campagna, cui apparteneva il fondo agrario donato nel 1255 da Bartolomeo Visconti. Nel ‘400 le monache cedono la proprietà a Zilio Bellando. La Mattarana giunge quindi per via dotale ai Verità del ramo di Falsorgo. Nel 1534 Agostino Nichesola acquista dai Verità la tenuta agricola, che nel 1574 è comperata dai Murari Bra, che la tengono sino al 1987.
Un cancello monumentale, alla cui sinistra si eleva la cappella gentilizia, interrompe il muro di recinzione che segue la strada e introduce alla corte signorile ingentilita da un giardino all’italiana. A destra e a sinistra si trovano le due barchesse ad archi ciechi su pilastri bugnati che incorniciano il lungo corpo signorile che occupa tutto il lato sud della corte. Il corpo centrale della casa padronale, sovrastato da torre colombara, risale ai Nichesola e presenta un portico terreno a tre archi. Ai lati due ali porticate più basse raccordano il corpo centrale con le barchesse. Nel punto di intersezione delle ali con le barchesse si elevano due massicce torri colombare che rappresentano il nucleo più antico del complesso, risalenti addirittura all’epoca scaligera (XIV sec.).
Il parco retrostante la villa è stato realizzato alla fine dell’800. Alla stessa epoca risale l’adattamento a salone di ingresso del vecchio androne carraio del corpo principale, che divide la sequenza delle sale terrene (quattro per lato).
Notevole la decorazione a fresco che cronologicamente parte dalla sala terrena della torre ovest. Gli affreschi commissionati dai Nichesola tra 1550 e 1560 sono riconducibili a Bernardino India. Alle pareti due paesaggi con Apollo e Cupido e Apollo e Dafne si alternano a nicchie illusionistiche ospitanti finte statue di imperatori. Il soffitto a padiglione, decorato a grottesche, conserva nel lacunare ovale centrale “Flora” e in quelli circolari laterali i “Quattro Venti”. La successiva Sala di Paride, con monumentale camino con stemma Murari, e le sale dell’ala est dette dei Paesaggi, degli Stemmi (entrambe frammentarie) e delle Quattro Stagioni (che conserva integro il soffitto a padiglione), sono attribuite alla bottega veronese dei Ligozzi e risalgono alla fine del ‘500. Della stessa epoca e della stessa bottega sono anche gli affreschi della cappella.
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