Il complesso architettonico risale alla metà del secolo XVII mentre lo stile interno data al periodo neoclassico, ai primi anni del XIX secolo. L’edificio è costituito da un corpo centrale e da due corpi laterali leggermente arretrati.
La Villa è un ambiente raffinato ed elegante che si presta magnificamente ad ospitare pranzi e cene riservate fino a 80 persone, ambientazioni fotografiche, conferenze e selezionati corsi di studio.
L’edificio è costituito da un corpo centrale e da due corpi laterali leggermente arretrati. Nel corpo centrale vi è una scalinata esterna a due rampe in pietra e ferro battuto che conduce direttamente al salone del piano nobile. I balconi al primo piano con balaustra in pietra e il timpano con occhio centrale impreziosito da tre statue poste alla sommità rendono leggiadra l’architettura dell’insieme.
La disposizione interna della villa si compone in tre livelli: piano terra, primo e secondo piano.
- Al piano terra, con la sala pranzo adatta a colazioni tra amici, fa bella mostra di sé una cucina in ghisa e rame Molteni.
- Al piano nobile, al centro del salone principale, l’ospite è accolto da una raffinata statua in marmo, opera della bottega del Canova. Il salone passante e le sale simmetriche che vi si affacciano ricreano il modello compositivo della villa veneta. Tutti gli ambienti sono impreziositi da affreschi, da stucchi e decorazioni d’ispirazione neoclassica e dal pregevole terrazzo veneziano dei pavimenti originali.
- Il secondo piano ospita quattro camere doppie tutte con bagno, una moderna cucina attrezzata, una sala colazione – pranzo per dieci persone e un soggiorno per la lettura e la tv.
- La tenuta è immersa nel verde e protetta da mura merlate.
La Villa può essere interamente affittata per soggiorni settimanali per quattro – otto persone, con adeguati servizi da concordare con il cliente.
A pochi metri dalla Villa c’è poi il grande “Foledor”, anch’esso settecentesco.
Questo edificio si presenta con travi in legno a vista e muri in sasso ed offre i suoi grandi spazi per banchetti fino a 300 persone sedute in un’unica sala. Può essere diviso in due sezioni, grazie a una parete di pannelli mobili in legno che può essere spostata o rimossa a seconda delle esigenze, per ottimizzare gli spazi in base alle persone.
È dotato di ampio spazio cucina professionale attrezzato e dotato di ingresso indipendente, per permettere la massima comodità a chi ci lavora e di conseguenza le migliori condizioni per potervi servire a dovere. È dotato inoltre di quattro bagni, di cui due per disabili. Riscaldamento e aria condizionata. Predisposizione per impianti tecnologici.
Tavoli rotondi da 8-10 persone per un totale di 200 persone, corredati da 200 sedie.
Adatto anche per convegni, cene aziendali, mostre fotografiche o sfilate. I suoi spazi ampi e modulabili sono perfetti per venire incontro a tutte le esigenze.
Parcheggio riservato all’interno della proprietà per oltre 50 automobili.
Cenni storici
La Villa, posta nel centro del paese e ben difesa da un alto muro merlato che le gira tutto attorno, potrebbe risalire alla seconda metà del ‘600, ma non è improbabile che sia più antica.
Il catasto napoleonico nel 1811 ne attribuisce la proprietà ai Redolfi, proprietari terrieri di Trivignano.
Denominata “casa con corte di propria abitazione”, era verosimilmente una casa padronale con fattezze diverse da quelle attuali.
Nel 1821 Francesco Redolfi vendette tutta la proprietà al nobile Domenico Rubini.
I Rubini, patrizi veneziani dal 1646, erano insediati in Friuli già dalla metà del ‘700, dove possedevano filande e commerciavano in tessuti e preziose sete che esportavano a Vienna, capitale dell’impero.
Domenico avviò l’ampliamento di tutto il complesso, nobilitando la villa secondo i dettami estetici e culturali che si erano affermati tra la nobiltà e la ricca borghesia di Venezia fin dai tempi del Palladio.
La facciata principale della villa presenta chiari elementi di ascendenza neoclassica: le lesene doriche che inquadrano il corpo centrale ,il timpano col rosone centrale coronato da tre belle statue, la scalinata in pietra a doppia rampa che conduce al piano nobile: sono tutti elementi che richiamano il gusto neoclassico, derivato dall’interpretazione dei dettami del Palladio diffuso tra la nobiltà della provincia di Udine e delle aree di confine con il Veneto tra settecento e inizio ottocento.
Il salone centrale in puro stile “impero” è abbellito da eleganti colonne ioniche e da una raffinata statua di donna, probabilmente opera della “bottega” del Canova. Ai lati del salone, in posizione simmetrica, sono disposti i salotti e la sala da pranzo. Tutti gli ambienti sono impreziositi dai lampadari di Murano e dal mobilio originale.
Domenico ampliò anche gli edifici rurali e costruì cantine per la conservazione del frumento e mais, la pigiatura del vino e l’allevamento del baco da seta, in linea con l’impostazione economica che i patrizi veneziani avevano fin dall’inizio saggiamente dato alle loro ville in terra ferma: le “barchesse” (cioè gli edifici ad uso prevalentemente rurale) avevano infatti uno sviluppo ed una importanza non inferiori a quelle dell’edificio principale. Alla morte del conte, avvenuta nel 1848, i beni furono divisi tra i figli Pietro, Carlo, Luigia e Caterina e la tenuta di Trivignano passò in proprietà a Carlo, che la abitò stabilmente con la moglie Emma Forbes, cantante lirica inglese, e le tre figlie.
Carlo probabilmente promosse nuovi interventi che riguardarono prevalentemente il parco.
Nell’inventario in morte di Domenico infatti è descritto un giardino, situato tra la villa ed il “brolo”, aventi caratteristiche simili a quelli rinascimentali all’italiana, dove lo spazio era diviso in compartimenti di forme geometriche contornate da siepi di bosso, con entro piante fiorite, rose e statue.
Di questo impianto oggi non vi è traccia, resta invece inalterato rispetto all’impianto originale il parco voluto da Carlo.
Questo presenta le caratteristiche di un parco naturalistico all’inglese: il laghetto, i piccoli canali, i viali ed il bosco lo identificano come giardino paesistico nello stile romantico della fine del ‘800.
I legami famigliari dei Rubini fanno supporre un intervento dell’architetto Andrea Scala nel disegno di questo parco: nel 1843 infatti Luigia, sorella di Carlo, sposò Gian Battista, fratello del celebre architetto Andrea Scala. La documentazione esistente ci dice che lo Scala intervenne in diversi progetti della famiglia: il giardino e parco di villa Rubini a Spessa di Cividale di proprietà di Pietro, il giardino della dimora udinese di Gabriele Pecile, marito della sorella Caterina, e la barchessa della villa Costantini Scala a Mereto di Capitolo.
Alla morte di Carlo, la tenuta passò alla figlia maggiore Marion, che diede il suo nome alla villa per alcuni anni. Dopo un periodo di benessere ancora legato alle rendite fondiarie ed all’allevamento dei bachi da seta, lo scoppio della prima guerra mondiale segna una battuta d’arresto: Trivignano si trova ad essere retrovia di guerra e la villa viene utilizzata come ospedale militare.
Nel 1954 Elodia Orgnani Martina acquistò la proprietà, che viene ancora oggi gestita dai suoi eredi.
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Villa Elodia
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